E’ da anni ormai che provo un disturbo col quale ho quasi
imparato a convivere. Partiamo dal presupposto che da qualche giorno sto
ripiombando nella solita situazione in cui mi trovavo. Sto facendo veloci passi
indietro rispetto a quanto fatto finora.
In realtà stavo solo aspettando che questo accadesse, perché
non è normale una situazione in cui va sempre tutto liscio. Non voglio dire che
non esistano situazioni di questo genere, ma semplicemente che prima o poi si
incontrano sempre problemi in corso d’opera e maggiore è l’importanza del
progetto, più grandi e numerosi sono (o appaiono) i problemi.
Alla fine dei conti quello che capita è passare la notte (o
buona parte di essa) in un dormiveglia all’interno del quale pensieri, immagini
ed emozioni si accalcano senza un ordine logico, come se dovessero uscire per
forza, anche se poi restano sempre lì e continuano a sbattere, girare e correre
senza trovare la strada giusta per uscire definitivamente.
Ci si sveglia come se non ci fosse mai addormentati e si sente
la stanchezza di un’attività continua, senza sosta. Ci si sveglia già con il
dubbio che esista qualcosa che, da qualche parte, non va.
Svuotare la mente è necessario, ma noi non possiamo fare
altro che aprirla e lasciarla andare, lasciarne andare quello che c’è dentro e
cercare di trovare il modo di deflettere il flusso dei pensieri in modo
organico. Non esiste catalogazione. Non esiste priorità. Come l’acqua va
incanalato finché scorrerà via tutto, fino all’ultima goccia.
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