In questi giorni stavo pensando al fatto che, forse, l'essere infelici, è una condizione all'interno della quale noi ci caliamo e ci convinciamo che sia la normalità.
La cosa che mi lascia perplesso è che ci caliamo in una realtà che ci fa stare male per il semplice fatto che dobbiamo stare lì. Cioè, sappiamo perfettamente cosa ci rende felici, ma non lo facciamo perché abbiamo quasi paura che non potremo più stare male.
Quello che voglio dire è che è più semplice stare male, non c'è da fare nulla di particolare, mentre stare bene richiede un certo orientamento al raggiungimento di un obiettivo.
Andare alla deriva è più semplice perché ti ci portano le onde. Basta farsi portare. Seguire il vento per andare da qualche parte, invece, richiede idee chiare e conoscenza.
Quello che mi chiedo è: se tutto ciò è vero, perché?
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"Hai bisogno di esser triste, lo vuoi tu (...)"
RispondiEliminaMolto spesso, nel mio piccolo, mi sono ritrovata a chiedermi perché quando sono triste (o ad esempio arrabbiata) pur conoscendo la soluzione, non riesca a metterla in atto.
Penso che sia perché abbiamo paura e bisogno.
Paura di fallire e di provarci, paura di non riuscire.
Bisogno di essere paradossalmente a volte anche infelici. Non lo so perché, so che prima o poi passa o arriva quella spinta improvvisa che ci porti ad agire, a smetterla di stare in balia delle onde..
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EliminaÈ però una condizione che mi preoccupa. Da quando mi sono accorto dell'esistenza di questo stato diciamo che mi sono sempre interrogato senza grosse risposte. L'ho vissuto come tutti e, come tutti, faccio fatica a venirne fuori quando ci cado dentro. Non smetto di interrogarmi e continuo a ragionarci sopra a mente fredda nella speranza di essere un giorno più sereno nell'accettarlo. Come al solito grazie per le parole che hai sempre per me.
EliminaSai Stefano ormai è da tempo che ho compreso che la vita è dentro,è quello che vivi dentro...quello che si ha quello che si fa, tutto quello che abbiamo è relativo...la felicità è dentro come la tristezza il resto è solo un contorno,lo specchio che riflette quel che siamo dentro.
RispondiEliminaCiao
È che faccio fatica a spiegarmi perché,alle volte, preferiamo stare male piuttosto che scegliere la felicità. Ma forse non c'è risposta a questa domanda e forse è meglio non cercarla..grazie mille per il commento..come al solito.
EliminaA me e' sempre capitato l'opposto invece.
RispondiEliminaSe una cosa mi faceva stra male, la rifiutavo con tutta la mia forza, come se avessi avuto un aggressore che voleva uccidermi.
Sopportare ha vari stadi, come anche la soglia del dolore.
Ecco, la mia soglia al dolore e' sempre stata ultra mega ridotta, ho sempre sentito piu' male rispetto ad un qualunque altro soggetto con la mia stessa ferita.
Parla di un taglio, come di un livido, bruciatura..
insomma, tutti enfatizzato dalle mie percezioni.
Ne ho avuti tanti di casi..
da piccola era un vero maschiaccio!
A parer mio, e' la capacita' di reazione che abbiamo.
Tipo subire aggressioni,
c'e' chi reagisce e chi a na certa, si rialza in piedi e massacra l'aggressore.
Suppongo sia questo il non reagire al male..
e' lasciare che la sofferenza ci aggredisca.
Da che dipende?
Si, penso che la puara sa un fatto determinante, ma la sua origine, dipende dal fatto che nessuno ci abbia insegnato a difenderci.
Anzi, ci hanno inculcato che la sofferenza e' normale, che se siamo buoni fratelli, buoni cristiani, persone civili e un mucchio di assurdita' simili, allora dobbiamo subire, sopportare ed andare avanti alla come capita capita.
Io non ci sono mai stata a ste regole.
Ho sempre preferito scappare da uno stato di sofferenza interiore che poi.. mi creava sofferenze nella vita pratica, ma non ho mai temuto le conseguenze.
Quello che mi spaventava era rimanere a subire.
Certo che il mondo e' strano..
St'argomento va contro ogni mio principio di sopravvivenza.
Ciao Barbara! Grazie mille per il commento.
EliminaIo sono d'accordo con te ed è vero che nessuno ci ha insegnato a difenderci dalla paura, ma è anche vero che noi, naturalmente, se tocchiamo una superficie rovente, stacchiamo immediatamente la mano. Quello che voglio dire è che noi abbiamo l'istinto di autoconservazione che è innato e che dovrebbe proteggerci. Ma non sembrerebbe essere così. Chiudi il tuo pensiero, per il quale ti ringrazio moltissimo, parlando proprio di questo. Hai centrato assolutamente il punto. Ma come venirne fuori?
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Ti ringrazio e spero di rileggerti ancora.
Ciao Stefano, come stai? :)
RispondiEliminaCiao Paola! Tutto bene grazie! Sto lavorando ad un progetto che tra qualche tempo vi svelerò. Tu? Buona giornata!
EliminaTutto bene anche io :) Sono contenta che tornerai :) Ti aspetterò :-)
EliminaGrazie. Sai sempre cosa dire per darmi quella forza in più di fare le cose! Ora sto finendo di lavorare su un progetto che rivoluzionerà il mio blog. Per fine anno sarà pronto e ve lo comunicherò. Per il resto io aspetto sempre che tu mi scriva qualcosa da pubblicare sul blog. Lo aspetto con piacere perché ho bisogno che tu lo faccia. Diversamente ti prego di utilizzare la mia mail per scrivermi qualcosa se hai il piacere ovviamente. Io sto lavorando su qualcosa che mi impegna in realtà da anni. Vediamo cosa verrà fuori. Grazie ancora.
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