domenica 8 marzo 2015

malessere

Eccomi di nuovo dopo un periodo abbastanza lungo.
Sono a scrivere però di un malessere che mi accompagna da quasi 20 anni ormai.
E' una cosa che mi fa stare male e parecchio. Nulla di grave per fortuna, ma comunque qualcosa che riesce a darmi molto fastidio.

Cercare una cura da così tanto tempo ed essere convinto di averla trovata.

Rimanere un po' senza questo malessere ed essere convinto di averlo sconfitto.

Tutte cose già provate e anche già passate.
Non voglio riflettere su nulla oggi perché non ne sono in condizione.

Oggi scrivo soltanto perché ho fatto una promessa a qualcuno che mi legge sempre che avrei scritto soltanto per le persone come lei e voglio che sappia che ci sono.
Ma non mi sento di ragionare su qualcosa.

E' come se stessi abbandonando il mio progetto di ricerca della felicità.

Mi sto forse lasciando andare?

E' anche difficile proseguire quando non stai bene. Quando vorresti, ma non ne hai la forza.

Ora vado a letto.

Basta.

raccontacelo@gmail.com

5 commenti:

  1. Ciao Stefano sarà forse una casualità è da un mesetto che che vivo questi momenti,ho fatto due settimane in cui non mi andava di ragionare,alla fine mi sono rimproverata a forza da sola.Cosa sia? Non so,sconforto,una fase che porterà a qualcosa,non so.
    Ci sono momenti che voglio stare nella mia tana ma poi capisco che così non va.Sto facendo conto con un via vai di cose rimosse che ora forse sarebbe il momento di affrontarle.Passo da momenti di calma a momenti di magone mentre mi dico non va bene un cazzo perché non è questo che voglio,stare in questo contesto,lavorare in questo contesto, perché sento che nella mia vita ci può essere di più e merito di più.E allora so che ci vuole olio di gomito non abbassare la testa e cambiare---cambiare sul serio.
    Un abbraccio e fatti risentire presto.
    Ciao

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    1. Ciao! Hai perfettamente ragione. Il mio è un momento di stasi dovuto essenzialmente al fatto che ho da molto tempo un problema che mi accompagna e che ultimamente sto affrontando. La cosa è che quando lo affronti viene fuori tutto quanto c'è di buono e di meno buono. Olio di gomito può davvero essere la mia soluzione.
      Grazie.

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  2. In primo luogo mi onora pensare che tu stia scrivendo per quella promessa che lasciasti da me e mi fa molto piacere, soprattutto perché penso che la scrittura sia sempre terapeutica.

    Ovviamente non posso entrare nel merito del tuo malessere, non so se è qualcosa di fisico o di più psicologico, ma forse, se condiziona così la tua serenità non fa neppure differenza individuare la categoria di appartenenza.

    E' certamente frustrante sentire di essere ad un passo dall'obiettivo (in questo caso la cura) e vederselo scivolare dalle mani, con la consapevolezza di essere ancora punto ed a capo, di non aver risolto nulla. Se posso fare un paragone certamente banalissimo è come quando prepari l'esame più importante della tua carriera universitaria, sei all'ultima domanda, credi di aver strappato almeno un 18 ma poi una sola parola sbagliata e sei di nuovo costretto a rifare tutto. Come ho già premesso, ripeto, è un paragone banale e come tale va preso, ma credo che renda bene l'idea ciclica del sentirsi inermi e stremati di fronte ad una situazione che si riteneva di poter gestire e che, alla fine, alto non ha fatto che toglierci forze.

    Però, secondo me, ad un certo punto è proprio da questa fase di stallo che deve partire la scintilla che ci faccia scattare di nuovo l'entusiasmo di provarci. In fondo lo hai detto che non è corretto parlare di problema, no?
    Sii la soluzione.
    Poi puoi anche startene ad oziare ed a non riflettere su nulla per molto tempo, ma reagisci presto. Non hai idea di quanto rimpiangerai questo tempo 'sprecato' che avresti potuto usare invece per divorare il mondo.

    Un abbraccio forte,

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    1. Io, invece, sono onorato del fatto che continui a leggere quello che scrivo. Grazie.
      Poi..non esistono paragoni banali, esistono paragoni che spiegano idee complicate e tu sei riuscita.
      Quello che mi sta dando fastidio è che la scintilla devo per forza crearla io anche quando non posso perché non ne ho gli strumenti e devo per forza appoggiarmi a qualcun altro. Non è facile da spiegare, ma nessuno può aiutarmi. Ora..non voglio fare il drammatico..ma l'emicrania che mi sta uccidendo o la cura un dottore o io posso farci poco. Se questo dottore (ovviamente non uno, ma molti) non è in grado e continua a bombardarmi di medicine senza risultato che ci posso fare io? Ho risposto a Carolina sopra dicendo che olio di gomito può essere la soluzione..ma è giusto che io mi metta a capire cosa c'è che mi sta ammazzando solo perché conosco il mio corpo?
      E a che serve conoscere il proprio corpo quando non puoi risolvere i problemi di cui hai consapevolezza?
      Ecco il dilemma che cozza con la mia ricerca della felicità.

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  3. Ciao Stefano, la tua frase finale calza bene anche a me a che serve conoscere il tuo corpo quando non puoi risolvere i problemi di hai consapevolezza,ebbene Stefano ne ho consapevolezza eccome e nel mio casa so perché non posso risolverli manca il coraggio,il coraggio di segnare una svolta epocale per la mia vita,manca per le incertezze,manca perché se faccio il botto non mi para il "culo" nessuno,manca perché fra l'altro so che ferirei una persona...in realtà li posso risolvere,sono cose che si possono risolvere eccome ma manca la sostanza il coraggio.Questo per quanto riguarda me e ti dirò più vado avanti e più mi chiedo per quanto ancora,e mi rendo conto che l'olio di gomito è il mio coraggio oltre al fatto di mettere in moto tutto quello che è possibile per arrivare a questa benedetta svolta.
    Un abbraccio.

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