giovedì 11 aprile 2013

imparare

E’ facendo che una persona si rende conto della competenza acquisita in un’attività, o almeno dovrebbe.
Sono rimasto abbastanza perplesso nello scoprire che molte persone sono convinte di fare, quando invece non fanno altro che copiare qualcosa che, se fatto davvero, è completamente diverso. Un detto dice che conosci davvero bene una cosa quando la sai spiegare a tua nonna e, da un certo punto di vista, sono d’accordo.
Sto pensando a quanta fatica ci vuole per acquisire una competenza che sia una reale competenza e non un essere in grado di imitare. La differenza tra il fare ed il fare davvero esiste, ma molte persone non la vedono.
Ciò che si prova quando si sta di fronte a qualcuno che dimostra davvero come si fa bene una cosa è una sensazione simile alla frustrazione che fa pensare a idee del tipo: non ce la farò mai, è troppo difficile e via discorrendo, ma in seconda battuta dà il paradigma da seguire che dovrebbe spingere sulla strada corretta.
Sono d’accordo con l’idea di un amico che inserisce la parola “maestro” soltanto tra le definizioni da dizionario. Quello che esiste davvero è la capacità di imparare e di fare propria l’esperienza personale che una persona riconosciuta come maestro mette a disposizione di chi ha questa dote da mettere in gioco. Sono d’accordo con questa definizione perché diversamente da quanto succede, gli allievi di un maestro non sono tutti allo stesso livello, ma qualcuno diventa bravo, qualcuno no e qualcuno forse anche più bravo di lui. (Questo vuole essere un discorso generale, ovvio è che il maestro sa dare le indicazioni corrette, quando è il momento).
Dico questo perché penso sia successo ad ognuno di noi di essere convinto di fare bene fino al momento in cui qualcuno, magari con un piccolo sorriso sulle labbra, ci dice: prova a fare così svelandoci un modo più rapido, veloce e semplice.
Questo, inizialmente, mi rendeva nervoso. Lo ammetto. Ora mi rende più attento. Ma qual è il prezzo per questa attenzione in più? Che tutte le volte è come se si ricominciasse da capo per riprendere qualcosa che va sempre modificato? Che non si finirà mai un discorso perché ci sarà sempre qualcosa da rivedere?
Lascio ragionare.

4 commenti:

  1. Ciao Stefano condivido il tuo pensiero,e credo che in effetti di imparare non si finisca mai, non si raggiunge mai una totale perfezione semmai una buona ottimizazione del nostro metodo.
    A volte leggo libri che trattano dello stesso argomento, mi dico sempre:" quando ne hai letti due li hai letti tutti" e poi magari anche una sola frase,una sfumatura, un idea personale dell'autore e scopri qualcosa di nuovo, ed una una frammento di conoscenza in più.

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    1. Quello che mi affascina é che si impara anche in base alla fantasia che si mette in gioco. Una matita é una matita, ma se la metti tra i capelli per raccoglierli diventa un fermaglio molto originale. Tutto ciò mi rende felice ed é una delle cose che mi piace della vita di tutti i giorni.

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  2. Questa tua riflessione casca, con me, a pennello! Proprio da poco ho iniziato una nuova attività tutta da imparare, ho dei "maestri" eccellenti, ma ciò non toglie che mi scopro anche io in grado di "insegnare" qualcosa a loro! Scopro che le mie idee sono apprezzate e cosa c'è di più bello di un suggerimento approvato da chi ne sa più di te, per esperienza e conoscenza! Iniziare una cosa nuova e scoprire nuovi modi di vedere la vita e la professione da una sferzata di energia anche alle vite più semplici ed appiattite! Rimanere umili aiuta ad assorbire il meglio, usare la propria testa aiuta ad eliminare il peggio!

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    1. Adoro imparare cose nuove. Scoprire che chi insegna fa a modo suo ed io faccio a modo mio senza alterare la bellezza di ciò che si fa mi rende ancora più felice. La bellezza dell'imparare sta nel rendere proprio qualcosa che un'altra persona fa diversamente.

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