La ricerca della felicità continua in modo molto fluido e
non posso lamentarmi in nessun modo. Mi rendo conto quotidianamente che, alla
fine, non è importante quante volte ripeti un gesto, ma come lo ripeti. Mi
rendo conto che è fondamentale comprendere per usare e che è inutile ripetere
per copiare. E’ un periodo in cui inizio a raccogliere i frutti di quanto
seminato in precedenza. Sto scoprendo davvero come usare per trarre profitto.
Credo che questo sia un salto di qualità interessante.
Vorrei fermarmi a riflettere su questo proprio perché credo fortemente
che la forma sia soltanto un modo di apprendere. Sono convinto (l’ho provato
personalmente) che se si scoprisse la bellezza di questo l’apprendimento
diventerebbe più semplice ed intuitivo creando una maggiore qualità della
consapevolezza.
Si dice spesso che bisogna essere contenti di quanto si ha
senza invidiare ciò che ci manca ed io aggiungo che se quanto abbiamo è di una
qualità superiore non possiamo fare altro che essere ancora più contenti.
In questo modo la vita diventa allenamento quotidiano ed
inconsapevole perché saremo orientati naturalmente verso ciò che abbiamo imparato
a valutare come di buona qualità. L’allenamento non è più il momento, ma è la
quotidianità. La vita diventa il nostro unico strumento di confronto e l’unico
metro di paragone reale.
Non si deve immaginare cosa accadrà, ma stare in ascolto per
muoversi di conseguenza non prima, né, tantomeno, dopo. Perché fasciarsi la
testa prima di rompersela? Oppure perché rompersela ed essere costretti a
fasciarsela? Non si può ascoltare cosa succede e magari evitare entrambe le
situazioni?