giovedì 10 gennaio 2013

Quando il bicchiere è mezzo pieno

Sono passati dieci giorni del nuovo anno e un pensiero mi accompagna.
Voglio presentare un’idea dal film di Fabio Volo “Casomai”  del 2002.
Non è una citazione vera e propria perché non ricordo con esattezza le parole, ma ho ben impresso il concetto che voglio esprimere.
Parto da Adamo ed Eva dicendo che credo sia fondamentale il lavoro perché, senza ombra di dubbio, è quello che ci permette di sopravvivere, ma credo che sia altrettanto importante essere felici perché è quello che permette di vivere.
Per un ragionamento molto superficiale direi che il concetto che voglio esprimere con queste parole, preso per i suoi sommi capi, sarebbe: ti fa stare bene? Fallo! Tra queste due parole, in realtà, ci sono un sacco di variabili che non rendono per nulla facile questo ragionamento.
Il problema è che credo fermamente in questo semplice concetto e non riesco ad abbandonarlo solo perché ci sono uno, dieci, mille imprevisti di mezzo.
Se penso di dover passare tutta la vita a chiedermi come sarebbe se facessi qualcosa di meraviglioso, mentre in realtà faccio tutt’altro senza trarne nessuna gioia, sono convinto che mollerei in questo istante qualsiasi azione perché non avrebbe assolutamente senso. Se penso , però, al fatto che in questo momento sto soffrendo, faticando o qualsiasi altra sensazione “negativa” perché sto muovendo un passo verso la mia felicità, diciamo che riesco a vedere meglio una situazione complessa.
Pensare alla fatica che comporta imparare a suonare uno strumento musicale quando la musica non mi interessa è terribile, ma fare tutta quella fatica perché domani, con quelle capacità, potrei fare parte attivamente del mondo..beh, è un’altra cosa.
Il principio è di una semplicità disarmante, ma è molto lontano dalla facilità e richiede allenamento.
Ma il film? Lo riassumerei con le parole della nonna che con molta semplicità fa notare ai due protagonisti presi dalle difficoltà “normali” della vita che la vita stessa è sacrificio, ma che, nonostante tutto, quando lei era piccola e non c’era tutto ciò che abbiamo oggi, le difficoltà si affrontavano. Di fame non è mai morto nessuno!
Dobbiamo fare quello che ci rende felici. Le difficoltà ci sono, ma si superano perché l’obiettivo vale tutti gli sforzi. Se c’è da tirare la cinghia non stiamo facendo un miracolo! Stiamo vivendo. Dal vivere al morire di fame ne passa.

2 commenti:

  1. E che fai quando ti rendi conto di vivere in un mondo in cui non vuoi stare? Quando quello che vedi e percepisci ti fa venire il voltastomaco? Quando ti accorgi che gli esseri umani sono capaci di compiere atrocità innominabili che proprio non riesci a mandare giù? Quando ti vergogni dei tuoi simili? La felicità è uno stato della mente, se sei felice in testa il resto conta poco ed il bisogno di avere un posto nel mondo svanisce del tutto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sai cosa? La felicità è uno stato della mente che ha la caratteristica di essere intenso per quanto è breve. È la definizione, secondo me, più sintetica e chiara che si possa dare per spiegare qualcosa di inversamente proporzionale. Più è breve il momento di felicità che stiamo provando e più è intenso. E basta questo a mantenere viva la fiammella che ognuno di noi ha nel cuore e che ci fa andare avanti. Se ci pensi è incredibile che un attimo di questa intensità ci permetta di sopportare enormi sofferenze ancora per oggi e poi ancora per domani…e chi ci sta vicino è sconvolto da questo al punto che non può non esserne contagiato provando a sua volta un po’ di felicità.
      Questo è già per me il mondo in cui non voglio stare, ma devo e non posso pensare al fatto che non voglio. L’alternativa è starci come voglio io. Voglio essere felice in testa, nel cuore e in ogni centimetro del mio corpo e lo faccio. Lo faccio proprio perché ho il voltastomaco, perché vedo cose che non mi spiego continuando a chiedermi come sia possibile tutto ciò. Questo non vuol dire che tutto scivola senza che me ne renda conto, vuol dire vivere coltivando la fiammella del mio cuore per avere la forza di non farmi condizionare, ma di condizionare.

      Elimina